Imparare l'italiano: le 6 cose più difficili per gli stranieri | ELLCI

6 Cose più difficili da imparare in Italiano

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6 Cose più difficili da imparare in Italiano

 

Quanto è difficile imparare l’italiano per gli stranieri? 

Noi italiani siamo abituati a pensare che la nostra lingua sia molto facile da imparare se confrontata con altre lingue. Se però ci fermiamo a pensare a tutte le strutture che usiamo in ogni frase, ci rendiamo conto che non è proprio così. Ad esempio certi suoni, come le doppie, non sono diffusi nelle altre lingue e quindi difficili da interpretare. Bisogna poi ricordare uno svariato numero di concordanze di genere e numero, una bella sfida.

Esistono lingue intrinsecamente più difficili da imparare, ma il livello di difficoltà di apprendimento di una lingua dipende anche dalla propria madrelingua. 

La lingua italiana fa parte delle lingue romanze, come il francese, lo spagnolo e il portoghese. Le lingue appartenenti alla famiglia romanza condividono parte del vocabolario, forme grammaticali e certi suoni. È quindi più facile imparare una nuova lingua se proviene dallo stesso gruppo familiare. Gli studenti di madrelingua spagnola o francese di solito incontrano minori difficoltà a imparare l’italiano.

Ci sono però degli aspetti della lingua italiana che sono complicati e bizzarri per chiunque studi questa lingua. Vediamo quali sono.

Consigli per gli stranieri che imparano l’italiano 

Ecco alcuni aspetti della lingua italiana che rendono difficile imparare l’italiano per alcune persone e che richiedono un piccolo sforzo in più da parte dello studente.

Con solo un po’ di studio e pratica, le cose diventeranno molto più facili.

 

6 Cose più difficili da imparare in Italiano

Il genere dei sostantivi

 

In italiano tutti i nomi, anche di cose, animali o piante, hanno un genere femminile o maschile. Il genere è assolutamente arbitrario, non c’è una regola che associ, ad esempio, una categoria di oggetti a un determinato genere. Conoscere il genere del nome è però fondamentale per accordare articoli e aggettivi. Ad esempio: la sedia è rotta e non- il sedia è rotto.
Come imparare il genere dei sostantivi in italiano?

Esiste una regola generale per cui i sostantivi che terminano in “-o” sono generalmente maschili, mentre quelli che finiscono in “-a” sono femminili. Attenzione alle eccezioni però! Come vedremo nel punto successivo, l’italiano è pieno di irregolarità ed eccezioni. Ad esempio foto e radio finiscono con la “-o” ma sono nomi femminili. Al contrario problema e cinema sono maschili. Queste eccezioni si imparano solo con lo studio. 

Altra particolarità dell’italiano, è che il cambio di genere a volte riguarda  il passaggio da singolare a plurale, ad esempio il dito/le dita, il braccio/le braccia, l’uovo/le uova. Un bel rompicapo!

L’esercito degli irregolari

 

Gli irregolari sono ovunque. Le eccezioni alla regola riguardano le concordanze dei nomi dal femminile al maschile, dal singolare al plurale, ma la più grande di tutte riguarda i verbi irregolari. 

I verbi vanno coniugati secondo le persone (io, tu, lui/lei, noi, voi, loro) che hanno la propria specifica desinenza per ogni tempo (presente, passato, futuro, etc.) e modo (indicativo, condizionale, congiuntivo, etc.).

Molti dei verbi più comuni sono irregolari, cioè non basta conoscere la desinenza, ma anche come cambia la radice, es: andare -> io vado.

 

L’italiano regionale

 

L’italiano ha una storia relativamente recente. È stato formalizzato come lingua all’inizio del XIV secolo grazie anche al poeta italiano Dante Alighieri che, nelle sue opere, ha utilizzato una lingua composta dal dialetto toscano e quello di altre regioni italiane dando origine alla standardizzazione dell’italiano. Per questo si dice che l’italiano standard moderno derivi dal toscano. 

Nonostante l’opera di standardizzazione della lingua italiana, ancora oggi rimangono delle differenze di uso fra regione e regione, soprattutto tra quelle settentrionali e quelle meridionali, che possono creare molta confusione. 

 

Ad esempio a scuola ti insegnano che davanti ai nomi proprio non si mette mai l’articolo determinativo, invece nelle regioni del nord, ad esempio a Milano, ti capiterà di sentire : Esco con la Francesca.

Nelle regione settentrionali si usa quasi esclusivamente il passato prossimo, mentre al Sud si usa molto di più il passato remoto. 

  • Ieri sono andato in palestra e ho visto Mattia.
  • Ieri andai in palestra e vidi Mattia.

 

Nell’italiano standard invece il passato prossimo si usa per descrivere eventi abbastanza recenti. Il passato remoto si usa per eventi lontani nel tempo.

 

  • Ieri sono andata al cinema
  • Il primo presidente della Repubblica italiana fu Enrico De Nicola

Pronuncia regolare

 

La pronuncia italiana è uno degli aspetti più facili da imparare. Questo perché 

tutto si pronuncia nello stesso modo in cui è scritto, e non ci sono strane eccezioni come in inglese o francese. 

Come regola generale di pronuncia, l’enfasi si pone sulla penultima sillaba della parola. Le parole con accento sull’ultima lettera hanno un apposito segno grafico, l’accento, che le contraddistingue. ad esempio: città, caffè, perché, etc.

In generale si tende a pensare che la pronuncia italiana non implichi delle grandi difficoltà perché una volta imparati i suoni, non ci sono eccezioni o irregolari. In italiano, si legge tutto quello che c’è scritto. Ad eccezione della H, tutte le lettere vanno scandite con precisione. 

Esistono però dei suoni sconosciuti in altre lingue. Ad esempio le doppie consonanti. Quando una consonante è doppia l’intonazione della parola cambia.  La vocale precedente alla doppia consonante deve essere più lunga, con più flessione su di essa.

Altri suoni difficili sono la pronuncia della “t” e della “r” e con il suono della “gli”

Per imparare a scandire bene le parole, gli insegnanti di recitazione e dizione consigliano l’esercizio della matita in bocca. Prova a ripetere frasi semplici con una matita fra i denti. 

 

Preposizioni per ogni gusto

 

La preposizione è una parte invariabile del discorso che esprime il legame tra parole e frasi. Esistono diversi tipi di preposizione, semplice, articolata, propria o impropria con funzioni diverse. 

Imparare ad usarle sembra semplice, in fondo sono solo delle piccole parole. Esistono infatti delle norme generali che ci indicano, ad esempio, quando usare “da” invece di “a”. Il problema è che anche in questo caso le eccezioni e le varianti d’uso sono tantissime. 

In italiano solo per indicare il complemento di moto a luogo si usano diverse preposizioni,  in, a, da, tra, su, verso e per, in forma semplice o articolata. Di solito

il verbo di moto andare è seguito da “a” se la meta è una città; è seguito da “in” se la meta è un paese: 

  • ​​Anita va a scuola.
  • Vado a Firenze
  • Vado a Parigi. 
  • Andiamo in Portogallo. 

 

ma si usa la preposizione “da”, che di solito esprime origine o provenienza, se la direzione è espressa verso una persona: 

  • ​​Vado dal medico.
  • Vado da Giulio

Il congiuntivo

 

Ormai si sa, il congiuntivo è il punto debole di molti italiani che lo studiano a scuola, ma spesso nella vita quotidiana non sanno più come usarlo. 

Il congiuntivo però è fondamentale per esprimere soggettività, incertezza, dubbio, volontà, desiderio, ecc. 

La difficoltà maggiore per i madrelingua inglesi è che è praticamente inesistente in inglese. E poi, la regola su come applicarla non è sempre chiarissima. 

Attenzione a non confondere congiuntivo e condizionale

Entrambi esprimono condizioni di dubbio e incertezza. Si distinguono perché il congiuntivo solitamente è introdotto da congiunzioni come “che”, “se”, “perché”, “affinché”.
Il condizionale si usa per indicare eventi e situazioni subordinate a condizioni e dopo proposizioni ipotetiche introdotte da “se + congiuntivo”.

  • Non credo che tu sia (congiuntivo) in grado di guidare. 
  • Se avessi (congiuntivo) la patente, saresti (modo verbale condizionale) in grado di guidare. 

 

Come ti senti a provare a imparare l’italiano adesso? Più fiducioso o hai ancora domande o dubbi? 

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