Storia e tradizione delle più famose maschere di Carnevale | ELLCI

Storia delle maschere di carnevale

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Storia delle maschere di carnevale

Il carnevale è una delle feste più famose al mondo. Legato ufficialmente alla tradizione cristiana e influenzato dal calendario liturgico della Chiesa cattolica, trova radici antichissime. Ricordiamo per esempio le feste dionisiache della Grecia, dove si festeggiava il dio Bacco (Dioniso, che per altro ha moltissimi aspetti in comune con la figura di Gesù Cristo) o ancora i Saturnalia, che celebravano gli antichi romani.

E però in epoca medievale che abbiamo le prime testimonianze del termine “carnevale” o “carnevalo” che nella sua etimologia trova corrispondenza con la pratica di non cibarsi di carne durante la quaresima, ovvero i – circa – quaranta giorni che precedono la Pasqua.

Carnevale parrebbe infatti una fusione di carnem levare, togliere la carne, anche se questa non è l’unica traduzione che si è trovata (si veda per esempio “carnuali – giochi campagnoli” oppure “carrus navalis – nave su ruote”, come i carri usati per le sfilate tipiche del carnevale). In origine carnevale indicava proprio l’ultimo banchetto prima dell’inizio della quaresima, il martedì grasso. Per estensione, in seguito, tutto il periodo dedicato ai festeggiamenti venne appunto chiamato carnevale.

Una curiosità: il carnevale, costellato di maschere e travestimenti, tipici del teatro, era in realtà vissuto dagli attori e dalle compagnie teatrali come un momento che anticipava un periodo buio: subito dopo di esso, durante la Quaresima, rappresentazioni e spettacoli pubblici erano infatti vietati. Per questo il colore viola, proprio dei paramenti liturgici della Quaresima, si dice che porti sfortuna se indossato sul palcoscenico!

A proposito di maschere! Abbiamo detto che a  carnevale ci si traveste, e questo lo sappiamo tutti. Un’ipotesi molto accreditata, insieme a tante altre, fa derivare l’etimologia di “maschera” direttamente da “masca”, in latino, un modo per dire strega. Quello che è importante da dire è che quella di mascherarsi è una pratica accertata già in epoca preistorica, ed è profondamente legata all’evoluzione dell’uomo e ai riti collettivi. La maschera, infatti, sin dai primordi, serviva per mettere in comunicazione il mondo umano con quello degli spiriti. Avere una maschera voleva dire perdere la propria identità e immedesimarsi in un’altra entità, quella di un dio, che ne prendeva possesso e vi parlava attraverso. Il significato della maschera è andato via via modificandosi nel corso del tempo, usata nel mondo ellenico come strumento figurativo per attribuire caratteristiche ai personaggi del proprio teatro (e come cassa di risonanza, in quanto amplificava l’acustica delle voci) o indossata in forma di burla dagli antichi romani, cosa che facciamo anche noi oggigiorno.

Maschere di carnevale più famose in Italia

Le fama delle maschere che vi vogliamo presentare oggi, un numero esiguo rispetto a quello reale, si deve soprattutto alla tradizione della Commedia dell’Arte, conosciuta all’estero anche come Commedia Italiana, nata nel XVI secolo e acclamata fino alle metà del XVIII secolo.

Arlecchino

arlecchino

Forse la maschera più conosciuta in assoluto, Arlecchino è un servitore bergamasco, scaltro e burlone. Le sue fattezze sono una fusione tra lo Zanni bergamasco e altre figure diaboliche del panorama francese. Arlecchino, dobbiamo dirlo, di fatto è un piccolo Diavolo. Il suo stesso nome assomiglia ad Alichino, un demone che si trovava anche nell’inferno dantesco e che, insieme ad altri, torturava i dannati con la pece bollente. Nella commedia dell’Arte, Arlecchino perde comunque i suoi tratti diabolici e si trasforma in un divertente e vivace servitore, emblema del povero, infedele al padrone e imbroglione. Arlecchino si esprime in dialetto, è un golosone mangiapane a tradimento ed è innamorato di Colombina!

Pulcinella

Pulcinella

Così come come la conosciamo, la sua maschera nasce a Napoli all’inizio del ‘600, ma naturalmente, e come tutte, ha origine quasi arcaiche. Addirittura troverebbe radici nelle Atenelle, un tipo di spettacolo in voga nell’Antica Roma. Come il suo aspetto, così anche il suo nome è cambiato nel corso degli anni, e possiamo trovarlo sotto Policinella o Pollicinella. Servitore pigro, ironico, sfrontato e chiacchierone, anche Pulcinella farebbe di tutto per rubare un piatto di maccheroni.

Balanzone

Balanzone

Il dottor Balanzone, conosciuto semplicemente anche come “il dottore”, è la maschera iconica di Bologna. Il suo nome è ironico, storpiatura di “bilancione”, bilancia, simbolo di legge e giustizia. Con lui ci spostiamo dal mondo dei servitori, per catapultarci in quello dei signori, anche se il suo personaggio non risulta altrettanto simpatico: è serio, saccente, pedante e cavilloso, e il pubblico ha meno possibilità di empatizzare con lui. Il suo costume è quello di un professore universitario (settecentesco), con toga, cappello, giacca e mantello.

Pantalone

Il Pantalone veneziano, nasce all’incirca nel 1500 e si tratta di un mercante, vecchio, taccagno e dominato dal vizio e dalla lussuria. Agli inizi della sua fortuna viene dipinto come comico e farsesco. Man mano che la sua maschera calca le scene, diventa il simbolo del padre burbero e avaro del dramma borgese. Lo troviamo spesso accompagnato dalla moglie, la bella figlia Rosaura che tanti corteggiano e l’astuta serva Colombina. Le origini del suo nome sono curiose e ci piace, tra le teorie accreditate, quella che lo fa derivare da Pianta-leone, ovvero il gesto dei soldati e dei mercanti di piantare lo stendardo di Venezia – appunto il leone di San Marco – in tutti i territori (anche passionali) che conquista.

Meneghino

Meneghino

Noi di ELLCI che viviamo a Milano, non possiamo non menzionare la maschera per eccellenza milanese, Meneghino. Anzi, vi diremo di più, spesso usiamo proprio l’aggettivo “meneghino” in qualità di “milanese”. E’ un personaggio sincero e onesto – come poteva essere altrimenti? – e infatti, a differenza di tutti gli altri personaggi, NON indossa una maschera (perché non ha nulla da nascondere?!). Meneghino, sui palchi di cui è stato protagonista, ha vestito i panni di servo, di contadino, di padrone e di mercante ed in tutti i ruoli è sempre alla ricerca della giustizia!

Rugantino

Rugantino

E’ un bullo romano, e il suo stesso nome deriva da “ruganza”, arroganza. Ma non dobbiamo essere troppo severi con lui, perché dietro la scorza ruvida della sua maschera, si nasconde in realtà un cuore buono. Ha un’indole litigiosa, è istrionico ma fa divertire chiunque lo incontri.

Capitan Spaventa

Capitan Spaventa

Terminiamo con Capitan Spaventa, il soldato ligure. E’ colto e dall’animo tenero e sognatore, in barba al nome che porta.  Il suo buon senso lo guida verso lidi di saggezza e lo troviamo spesso in contrapposizione a un’altra maschera, meno positiva: quella dell’arrogante Capitan Matamoros.

Quali sono le maschere più conosciute nel tuo paese? Scrivici a info@ellci.it per raccontarcelo!